I glaucomi sono un gruppo molto diversificato di malattie oculari, accomunate dalla presenza di un danno cronico e progressivo del nervo ottico, con alterazioni caratteristiche dell’aspetto della sua “testa” o papilla ottica, che si può osservare con esame del fondo oculare, e dello strato delle fibre nervose retiniche.
Il glaucoma è una malattia importante poiché può provocare lesioni non reversibili: se non diagnosticato in tempo e se non curato a dovere potrebbe causare seri danni alla vista e, in alcuni casi, ipovisione e cecità. Negli stadi più avanzati si ha una visione cosiddetta ‘tubulare’ poiché si è persa la visione periferica mentre si vede ancora al centro del campo visivo.
I meccanismi attraverso i quali si sviluppa un glaucoma sono ancora in parte sconosciuti; ma sono stati individuati numerosi fattori di rischio, che si associano alla malattia, tra cui si segnalano, in particolare, età, etnia, familiarità (ossia ereditarietà), miopia, fattori vascolari.
La più frequente forma di glaucoma, detto primario ad angolo aperto, è inizialmente asintomatica, ad andamento lento e viene spesso riscontrata in occasione di una visita oculistica. È consigliabile, quindi, misurarsi periodicamente la pressione oculare (tono).
La pressione oculare elevata non giustifica sempre la diagnosi del glaucoma. Esistono infatti molti casi di ipertensione oculare innocua. Lo stato della papilla ottica (testa del nervo ottico) e lo studio del campo visivo potrebbero evidenziare o meno danni al nervo ottico e sciogliere ogni eventuale dubbio. Esistono inoltre esami specifici (OCT) che aiutano a diagnosticare la malattia nelle fasi iniziali, quando la malattia è sicuramente più controllabile e gestibile.
Un altro esame importante per evidenziare lo spessore corneale è la pachimetria. Lo spessore “normale” della cornea al centro è di poco superiore a mezzo millimetro (520-540 µ): i pazienti con cornea sottile hanno un maggior rischio di sviluppo e progressione del glaucoma, mentre quelli con una cornea spessa sarebbero più protetti.
Meno frequente è il glaucoma primario ad angolo chiuso, caratterizzato da un aumento improvviso della pressione oculare, con sintomatologia dolorosa ed acuta, che si verifica normalmente in occhi con particolare conformazione anatomica. In genere sono occhi ipermetropi elevati, nei quali la dilatazione pupillare comporta un blocco nel deflusso dell’umore acqueo, con evidente aumento della pressione oculare e calo visivo.
La pex è caratterizzata dalla presenza di depositi bianco-grigiastri sulle superfici oculari bagnate dall’umore acqueo, e quindi più facilmente visibili sulla faccia anteriore del cristallino durante una visita specialistica. Tale materiale può intasare le normali vie di deflusso dell’umore acqueo e provocare l’aumento della pressione oculare. La causa della sindrome pseudoesfoliativa è sconosciuta ma è più frequente nel nord Europa e nel sesso femminile e non tutti i pazienti affetti sviluppano il glaucoma.
Nella sindrome da dispersione pigmentaria la melanina che è presente in particolare sull’iride si deposita sulle superfici oculari ed è visibile durante la visita sulla faccia posteriore della cornea dove forma il fuso di Krukenberg. La melanina può compromettere il normale deflusso dell’acqueo e determinare il glaucoma. I maschi tra i 20 e i 50 anni moderatamente miopi sono più predisposti alla malattia.
E’ una forma di glaucoma rara, di solito bilaterale, che colpisce più frequentemente i maschi delle femmine. Occasionalmente può essere presente un fattore ereditario. L’aumento della pressione intraoculare è provocato da un difetto di sviluppo delle vie di deflusso dell’umore acqueo che altresì viene prodotto normalmente.
E’ conseguente ad una uveite, cioè ad un’infiammazione dell’occhio. Le cause di tale infiammazione sono molteplici e talvolta sono identificabili nelle malattie sistemiche più varie.
In questo caso il meccanismo di base è determinato dalla formazione di vasi a livello irideo e a livello delle strutture angolari di deflusso che impediscono la normale fuoriuscita dell’acqueo. Lo stimolo alla neoformazione di vasi ha origine dalla retina quando ci sono malattie che inducono ischemia come il diabete o le occlusioni venose retiniche.
E’ In genere causato dalla dislocazione del cristallino: in questo caso esordisce in forma acuta oppure a distanza di tempo per le conseguenze cicatriziali secondarie.
I melanomi crescendo all’interno dell’occhio possono comprimere direttamente le vie di deflusso o anche le cellule tumorali presenti nel sangue ostruirle internamente.
La terapia più diffusa consiste nell’instillazione di collirii a vita.
Esistono poi terapie parachirurgiche (intervento laser) o chirurgiche, tendenzialmente adottate solo nei casi gravi: l’intervento più comune consiste nella trabeculectomia (letteralmente: “taglio del trabecolato”, che è il canale di fuoriuscita dell’umor acqueo).Se la trabeculectomia dovesse fallire, si procede all’impianto di una valvola con maggiori probabilità di successo negli occhi già operati.
Nessuna tra le terapie indicate può far recuperare le aree del campo visivo perse a causa dei danni provocati al nervo ottico: esse hanno lo stesso scopo di ridurre la pressione oculare, ed esclusivamente funzione conservativa o preventiva nei confronti di un ulteriore danno della visione ed evitano la cecità.
La terapia medica è basata essenzialmente sull’uso di colliri che hanno la funzione di ridurre la produzione di umor acqueo o aumentarne l’eliminazione; il capostipite è stato la pilocarpina, estratto da una pianta tropicale e noto fin dal 1870. Per circa un secolo è rimasto l’unico presidio, oggi è poco diffuso, a causa di alcuni fastidiosi effetti collaterali. Attualmente sono maggiormente usati i betabloccanti, gli inibitori dell’anidrasi carbonica, gli alfa stimolanti e le prostaglandine.
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